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MORTO
IL MAESTRO FRANCESE DELLE SCIENZE SOCIALI: DALL´ALGERIA, AL
`68 ALLO STRAPOTERE DELLA TV.
cienziato
e militante, Pierre Bourdieu diceva che "non c'è vera democrazia
senza un vero contropotere critico: questo è il compito degli
intellettuali". E quella è stata la sua vita conclusa l'altra
notte in un letto dell'ospedale Saint Antoine di Parigi. Da tempo
era malato di cancro. Aveva 71 anni ed è stato forse l'ultimo
intellettuale "alla francese" che sentiva come un dovere intervenire
nel dibattito culturale-politico, impegnarsi in prima persona, suscitare
feroci polemiche senza aver paura di scontrarsi con i poteri. Come
Zola o come Sartre. La "gauche plurielle", che sta viaggiando in ordine
sparso verso le elezioni di primavera e che Bourdieu aveva spesso
criticato, s'è ieri riunita nel salutare lo scomodo sociologo.
"Rispetto ed emozione" dai comunisti, dall'agitatore antimondialista
José Bové, dai verdi, dagli antiglobal di Attac, dal
rodomonte "repubblicano" Chevénement che si appresta a sfidare
destra e sinistra nella corsa all'Eliseo. E naturalmente dal primo
ministro Lionel Jospin che ha salutato l'intellettuale colto che "ha
saputo passare dall'analisi all'impegno sociale e politico". Bourdieu
spiegava così questo suo passaggio: "Per la logica del mio
lavoro mi sono trovato a oltrepassare il limite che mi ero dato nel
nome di un'idea di obbiettività che mi era infine apparsa come
una forma di censura". Credeva nella libertà dell'uomo. Ultimamente
sosteneva l'idea di un "movimento sociale europeo", era contro la
globalizzazione intesa come la sottomissione della società
alle leggi del commercio, al "regno del commerciale" che è
sempre il contrario di ciò che si intende universalmente per
cultura. Era per la difesa delle culture nazionali. Denunciava il
pericolo della miscela avvelenata tra potere politico e proprietà
dei grandi gruppi di comunicazione: "Questo potere simbolico che nella
maggior parte delle società è stato separato dal potere
politico o economico, è oggi riunito nelle mani delle stesse
persone che tengono il controllo dei grandi gruppi della comunicazione
vale a dire l'insieme degli strumenti di produzione e diffusione dei
beni culturali". Il potere della televisione è stato uno dei
suoi bersagli negli ultimi anni. Nato a Denguin, nei Bassi Pirenei,
ha studiato a Pau e poi a Parigi, al liceo Louis-le-Grand e all'Ecole
Normale Supérieure. Tra il 1955 e il 1958 ha fatto il servizio
militare in Algeria e là è rimasto, come assistente,
all'università di Algeri. I suoi primi lavori sono dedicati
alla società algerina: Sociologie de l'Algérie e Déracinement,
"Sradicamento", nel 1964. Bourdieu diventa però famoso pubblicando
le sue ricerche sugli studenti e il sistema scolastico francese (Les
Héritiers, gli eredi, nel 1964 e La Reproduction, nel 1970).
Si può dire che anticipò i temi anti-accademici del
'68. In seguito saggi e ricerche sono state indirizzate su cultura,
arte, letteratura, politica, mezzi di comunicazione, la funzione pubblica,
il dominio maschile, la povertà, l´antropologia (in Italia,
a fine anno, l´editore Raffaello Cortrina proporrà Teoria
della pratica, un "classico", appena ristampato in Francia da Seuil).
Nel 1993 esce dall'editore Seuil La misère du monde, mille
pagine sulla "frattura sociale" che diventano best seller. "Il mio
libro - spiega Bourdieu - è uno sforzo per ritrovare lo spessore
della realtà sociale e far emergere il doloro che vi nasconde".
La "misère" invita gli uomini politici ad uscire dalla meschinità
di visioni sofistiche e ristrette, denuncia la crescita del razzismo,
scuote destra e sinistra cui rimprovera di aver ceduto tutto al culto
dell'impresa privata e del profitto di pochi. Nella sua idea della
"gauche de gauche" c'era soprattutto il rifiuto di ogni compromesso
e molti di coloro che ieri lo piangevano erano stati i suoi bersagli.
Ma succede quasi sempre così.
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