Source Cineuropa
Muriel Del Don
Dopo sette anni dal suo ultimo lavoro Dharma Guns [+] (selezione ufficiale a Venezia, Orizzonti) il multidisciplinare (poeta, scrittore, musicista e regista) artista francese F.J. Ossang sbarca al Locarno Festival con la sua ultima fatica 9 Doigts [+], un film oscuro e misterioso popolato da personaggi seducenti e ambigui che rimandano a una filiazione improbabile tra Genesis P-Orridge dei Throbbing Gristle e Marlene Dietrich.
9 Doigts è un film che può essere paragonato a una sinfonia wagneriana dove pessimismo ed eroismo vanno a nozze. L’oscurità (il bianco e nero è di rigore) domina tutti i piani, come un manto dolente che impedisce alla luce di prendere il sopravvento. Inutile cercare conforto tra le pieghe non certo accoglienti di un film che ad essere sinceri non cerca certo il consenso. F.J. Ossang non fa cinema, fa il suo cinema e questa è una presa di posizione radicale, decisamente punk, che merita rispetto.
Le atmosfere che dominano 9 Doigts sono quelle care al regista: la notte avvolge tutti i personaggi che sembrano inghiottiti dall’abisso. Magloire (interpretato da un convincente Paul Hamy) fugge da un controllo d’identità da parte della polizia. La sua corsa è disperata e la meta non meglio identificata. Magloire incontra improvvisamente un uomo morente, sulla spiaggia, al quale ruba una piccola fortuna. Una banda di malviventi (incredibile casting: Damien Bonnard, Gaspard Ulliel, Pascal Greggory e Lionel Tua) e due femmes fatales (la medusa Elvire, musa e compagna del regista e la giovane e promettente Lisa Hartmann scoperta nella serie TV P’tit Quinquin [+] di Bruno Dumont) comincia a dargli la caccia fino a quando, esausto si fa catturare. A partire da questo momento Magloire diventa loro ostaggio ma soprattutto loro complice. Dopo un colpo andato male la comitiva è obbligata a prendere il largo (in tutti i sensi) e comincia un viaggio negli inferi a bordo di una nave che contiene un misterioso materiale radioattivo.
La cinematografia di F.J.Ossang è segnata da una passione per i film di genere, i film noir (Melville in primis) ma anche, nel caso di 9 Doigts dal cinema muto e dall’espressionismo tedesco (evidenti i richiami a Vampyr di Dreyer). La miscela di queste influenze non è però mai sterile o convenuta, al contrario il regista riesce ad appropriarsele magistralmente. Il risultato è appassionante, misterioso e radicale.
9 Doigts è un film esigente sia dal punto di vista della fotografia che delle inquadrature: eleganti e fredde ma mai banali. I personaggi parlano poco e quando lo fanno è per decantare dei versi più che per comunicare realmente tra di loro. I loro visi sembrano maschere di cera e i loro corpi involucri vuoti. Malgrado un universo oscuro che avvolge atmosfere e personaggi permane comunque un barlume di speranza, sottile e incostante, questo è certo, ma comunque presente.
In 9 Doigts il tema del viaggio, della perdita ed infine della deriva domina ma quello che conta è comunque sempre l’estasi finale (anche se questo significa, per i personaggi, perdere tutto). La musica degli M.K.B. (Fraction provisoire), gruppo musicale di Ossang, regala al film un substrato inquietante, secco e meccanico. 9 Doigts mette in scena un’umanità corrotta che non cede a compromessi come a volerci dire che la libertà si nasconde spesso nelle tenebre.
9 Doigts è prodotto da 10:15! Productions, OSS/100 Films&Documents e O Som e a Fúria e venduto all’internazionale da Capricci Films.